Mi torna in mente un western.. Il mio nome è nessuno
Io a questo punto aggiungerei Cogito ergo sum... No scherzo. lo sò che non centra niente.

però
io credo che le infite maschere di cui parla Pirandello si sosseguono.. Cioè..
Intendo che l'individuo è tale in un determinato momento e/o situazione, solo che essendo in continua mutazione in base anche alla persona con cui si trova (come dicevi tu wolfhowl), e in base al tempo, cambia il suo essere riflettendo magari in parte quello che la persona con cui si trova vede in lui e quello che l'individuo stesso si sente di essere.. Ma in ogni caso credo che si possa parlare di individuo in quell'istante.. quindi ri-citando dylan <<Tutto quello che posso fare è essere me stesso, chiunque esso sia>> sono me stesso e il me stesso è infinito (nel tempo.. e in relazione con chi mi approccio). Insomma sono punti di vista..
...Non esiste però la sola forma che l'io dà a sé stesso, nella società esistono anche le forme che ogni io dà a tutti gli altri. E in questa moltiplicazione l'io perde la sua individualità, da «uno» diviene «centomila» quindi «nessuno»...
Avendo studiato, purtroppo, molta matematica nella mia vita mi viene da dire che la teoria dei grandi numeri porta ad approssimare a un infinito piuttosto che a un altro, ma se questo è scarsamente applicabile ai numeri e alla teoria figuriamoci all'uomo. "in questa moltiplicazione l'io perde la sua individualità" in un contesto reale, nella vita reale, non si può arrivare a un risultato "infinito" e di conseguenza per quanto sia alto il numero delle sfaccettature dell'essere resta un numero quantificabile che rappresenta secondo me proprio l'incredibile variegatura dell'animo umano. L'individuo !