per me il pensiero è una attività psichica mediante il quale un essere vivente dotato di un sistema nervoso centrale elabora contenuti mentali, acquisendo coscienza di sé e della realtà esterna e formulando schemi cognitivi interpreta la realtà e agisce conseguentemente; il linguaggio è la facoltà di esprimere il pensiero attraverso segni verbali (tralascio la comunicazione non verbale, ma è evidente che anche il gesto esprime il pensiero); il modo con cui il linguaggio si manifesta è la lingua, cioè un codice (insieme di segni, lessico, e di regole di combinazione dei segni, sintassi). Il segno è composto da un significante ed un significato, il quale esiste solo all'interno della lingua ma....del segno è necessario distinguere l'intensione e l'estensione, ovvero sia il rapporto col referente.
Nel periodo dell'euforia semiologica ed ermeneutica ci si è disinteressati del referente, convinti che fosse la lingua a costruire l'immagine del mondo; ma così non è. Un esempio (di Eco, in “La struttura assente”): gli Eschimesi hanno nove nomi per significare “neve”, il che implica che ci siano diversi tratti semantici che individuano diversi sensi del nome e ritagliano un mondo differentemente da come lo ritagliamo noi. Ci fosse venuto in mente che potesse essere il contrario, cioè che mondi diversi individuano sensi diversi.
Quando io, giovane studente di belle speranze, studiavo la linguistica strutturale e la filosofia del linguaggio, avevo come bibbia il “Cours” di De Saussure, dove si distingueva tra significante e significato, la cui unione forma il segno; avendo il significante una propria materialità non era difficile definirlo, ma il significato? Diceva De Saussure, e tutti ripetevamo con lui, che era un’immagine mentale collegata al significante, però premettevamo sempre: “una sorta di..”, perché ci pareva evidente che fosse una metafora; poi la neurolinguistica, utilizzando la risonanza magnetica, ha scoperto che queste immagini nel cervello ci sono davvero, mentre Chomsky ipotizzava strutture sintattiche profonde di cui le frasi sono l’espressione superficiale, che hanno condotto a ricerche psicologiche come quelle di Johnson Layd che individuano una “grammatica” del pensiero embodied.
D’altronde ormai siamo certi che anche gli animali pensano, pur non possedendo la facoltà del linguaggio. Pensiamo agli esperimenti sugli scimpanzè di Kholer: in una stanza c’è un casco di banane appeso al soffitto, per terra in un angolo delle casse, lo scimpanzé entra, guarda il casco, guarda le casse, fissa il casco, mette le casse impilate sotto il casco, sale e si mangia le banane. Vuoi tu negare che lo scimpanzé abbia pensato?
Insomma prima viene il pensiero poi la parola. Non nego che il cd concetto stia nella lingua ma a me piace la descrizione di Schopenhauer: c'è la rappresentazione, che fa nascere il soggetto e l'oggetto, dell'oggetto il soggetto ha una rappresentazione intuitiva, da cui il pensiero trascorre a rappresentazioni astratte, passando attraverso rappresentazioni concrete; i concetti possono
concreta,pietra, cavallo o
abstracta ,virtù, realtà, ecc. Nel bel paragrafo di "Il mondo come volontà e rappresentazione" Sch. dce che i concetti concreti sono il pianterreno e i concetti astratti i piani superiori dell'edificio della conoscenza, ma le rappresentazioni intuitive sono le fondamenta. E non sono linguistiche. Perciò dopo aver trascurato l'ontologia per la semiologia ci conviene tornare all'ontologia, che è ciò che per l'appunto sta accadendo. Ovviamente ci torniamo con più accortezza