SOCRATE Come mai sei venuto qui a quest’ora, Critone? Non è ancora presto?
CRITONE È presto, sì.
SOCRATE Che ora è, di preciso?
CRITONE Manca poco all’alba.
SOCRATE Mi meraviglio che la guardia della prigione abbia acconsentito ad aprirti.
CRITONE Ormai mi conosce bene, Socrate: vengo qui spesso, e gli ho pure fatto qualche favore.
SOCRATE Sei qui da poco, o da tanto?
CRITONE Da un bel po’.
SOCRATE E allora perché non mi hai svegliato subito, e te ne stai seduto lì in silenzio?
CRITONE No davvero, Socrate! Neanch’io vorrei vegliare insonne in tanta sventura. Peraltro sono rimasto meravigliato a vedere come dormivi tranquillamente, e lungamente, non ti svegliavo apposta per farti continuare così, nella massima tranquillità. Se già in più di un’occasione, nel corso della vita, ho avuto a giudicarti felice per il tuo comportamento, a maggior ragione lo farò in una circostanza come questa, che riesci a vivere con tanta serenità e calma. SOCRATE Sarebbe ben fuori luogo, Critone, se alla mia età mi rammaricassi di dover morire. CRITONE Anche ad altri, Socrate, capita di trovarsi in situazioni simili alla stessa età, eppure ciò non li solleva dal rammarico per la propria sorte. SOCRATE È vero. Ma insomma come sei giunto così presto?
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Maggio 21, 2010 - Scritto da Ilaria Spirito- Clicca per commentare
I – DELINEA IL TAO
Il Tao che può essere detto
non è l’eterno Tao,
il nome che può essere nominato
non è l’eterno nome.
Senza nome è il principio
del Cielo e della Terra,
quando ha nome è la madre
delle diecimila creature.
Perciò chi non ha mai desideri
ne contempla l’arcano,
chi sempre desidera
ne contempla il termine.
Quei due hanno la stessa estrazione
anche se diverso nome
ed insieme sono detti mistero,
mistero del mistero,
porta di tutti gli arcani.
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Maggio 20, 2010 - Scritto da Ilaria Spirito- Clicca per commentare
PROEMIALE EPISTOLA, |
SCRITTA ALL’ILLUSTRISSIMO SIGNOR MICHEL DI CASTELNOVO |
Signor di Mauvissiero, Concressalto e di Ionvilla, Cavallier de l’ordine del Re Cristianissimo, Conseglier del suo privato Conseglio, Capitano di 50 uomini d’arme e Ambasciator alla Serenissima Regina d’Inghilterra. |
Se io, illustrissimo Cavalliero, contrattasse l’aratro, pascesse un gregge, coltivasse un orto, rassettasse un vestimento, nessuno mi guardarebbe, pochi m’osservarebono, da rari sarei ripreso e facilmente potrei piacere a tutti.
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Maggio 19, 2010 - Scritto da Ilaria Spirito- Clicca per commentare (1)
L’apologia di Socrate, scritto da Platone
I.
Quello che è avvenuto a voi, Ateniesi, in udire i miei accusatori, non so; ma io, per cagion loro, poco meno mi dimenticai di me stesso, cosí parlarono persuasivamente: benché, se ho a dire, essi non han detto nulla di vero. Ma delle molte loro menzogne ne ammirai massimamente una, questa: dissero che a voi bene conveniva guardarvi non foste tratti da me in inganno, perciò che sono terribile dicitore. Imperocché a non vergognarsi che tosto li avrei smentiti, mostrando in fatto non essere niente terribile dicitore, questa mi parve la lor maggiore impudenza: salvo che non chiamino terribile dicitore uno che dice il vero; ché, se intendono cosí, ben consentirei che sono oratore io: ma non a lor modo. Essi dunque han detto poco o nulla di vero, come io dico; ma da me voi udirete tutta la verità. Non, per Giove, orazioni ornate, come le loro, di frasi e parole belle; ma sí udirete cose dette senza niuno studio, con quelle parole che vengono, ma giuste, io credo; e niun di voi si aspetti altro da me. Perché non istarebbe bene, che io, o cittadini, venissi innanzi a voi come un giovinetto che modelli sue orazioni; io, a questa età. Anzi, o Ateniesi, di questo prego voi, e voi supplico, che se udite me con quelle parole difender me stesso con le quali son solito parlare e in mercato ai banchi, dove mi hanno udito molti di voi, e altrove, non vi maravigliate né facciate rumore. La cosa va cosí: io, la prima volta ora, vengo su in tribunale e ho settant’anni; onde alla dicitura di qui sono proprio forestiero. E dacché, se fossi veramente forestiero, voi mi perdonereste se io vi parlassi in quella voce e quel modo ne’ quali fossi allevato, prego voi ora (e mi par che a ragione) che non badiate alla maniera di dire (forse potrebb’ella esser peggio, forse meglio), e guardiate solo e consideriate se dico cose giuste, o no. Imperocché questa è la virtú del giudice; quella dell’oratore poi, è dire il vero.
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Maggio 18, 2010 - Scritto da Ilaria Spirito- Clicca per commentare
Alice cominciava a sentirsi assai stanca di sedere sul poggetto accanto a sua sorella, senza far niente: aveva una o due volte data un’occhiata al libro che la sorella stava leggendo, ma non v’erano nè dialoghi nè figure, — e a che serve un libro, pensò Alice, — senza dialoghi nè figure?
E si domandava alla meglio, (perchè la canicola l’aveva mezza assonnata e istupidita), se per il piacere di fare una ghirlanda di margherite mettesse conto di levarsi a raccogliere i fiori, quand’ecco un coniglio bianco dagli occhi rosei passarle accanto, quasi sfiorandola.
Non c’era troppo da meravigliarsene, nè Alice pensò che fosse troppo strano sentir parlare il Coniglio, il quale diceva fra se: “Oimè! oimè! ho fatto tardi!” (quando in seguito ella se ne ricordò, s’accorse che avrebbe dovuto meravigliarsene, ma allora le sembrò una cosa naturalissima): ma quando il Coniglio trasse un orologio dal taschino della sottoveste e lo consultò, e si mise a scappare, Alice saltò in piedi pensando di non aver mai visto un coniglio con la sottoveste e il taschino, nè con un orologio da cavar fuori, e, ardente di curiosità, traversò il campo correndogli appresso e arrivò appena in tempo per vederlo entrare in una spaziosa conigliera sotto la siepe.
Un istante dopo, Alice scivolava giù correndogli appresso, senza pensare a come avrebbe fatto poi per uscirne.
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Maggio 17, 2010 - Scritto da Ilaria Spirito- Clicca per commentare
Da qualche tempo scruto con attenzione dentro di me, Seneca, e ho scoperto diverse categorie di difetti: gli uni assai evidenti, che si possono, per così dire, toccare con mano, altri meno evidenti e più nascosti, altri ancora discontinui, che si ripresentano a intervalli; questi ultimi sono forse i più molesti, e assomigliano a nemici sparsi qua e là, pronti ad assalirmi alla sprovvista, nei confronti dei quali non so mai che comportamento adottare, se tenermi sempre all’erta, come si fa in tempi di guerra, o disarmato e tranquillo, come in tempo di pace.
C’è un mio atteggiamento, in particolare, che detesto (perché non dovrei dirti la verità come farei con un medico?): di non sentirmi né del tutto libero da ciò che temo e odio, né del tutto sottomesso al suo dominio. Mi trovo in una situazione non certo disperata, ma certamente sgradevole e fastidiosa: non sono propriamente malato, ma non sto nemmeno bene.
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Gennaio 24, 2010 - Scritto da Ilaria Spirito- Clicca per commentare
Il buon senso è tra tutte le cose quella meglio distribuita: ciascuno infatti ritiene di esserne così ben fornito, che persino quelli che su di ogni altra cosa sono i più difficili a contentarsi, di solito non ne desiderano di più di quanto non ne posseggono. Non è verosimile che tutti si ingannino in proposito, ma questa circostanza sta piuttosto a testimoniare che la facoltà di giudicare bene e di distinguere il vero dal falso – nel che consiste propriamente ciò che si chiama buon senso e ragione – è per natura eguale in tutti gli uomini, e che perciò la diversità delle nostre opinioni non dipende dal fatto che gli uni siano più ragionevoli degli altri, ma semplicemente dal fatto che conduciamo i nostri pensieri per vie diverse, e non consideriamo le stesse cose. Non è sufficiente infatti essere dotati di un buon ingegno, ma l’importante è saperlo applicare bene. Le anime più grandi sono capaci dei maggiori vizi come delle maggiori virtù, e coloro che procedono molto lentamente, se seguono sempre il giusto cammino, possono percorrere un tragitto assai più lungo di quelli che corrono, ma se ne allontanano.
Per quanto mi riguarda non ho mai presunto che il mio ingegno fosse in nulla più perfetto di quello di qualsiasi altra persona; anzi ho spesso desiderato di avere un pensiero così pronto, o l’immaginazione così netta e distinta, o la memoria così vasta o così presente come quella di altri. E oltre a queste non conosco quali altre qualità possano contribuire alla perfezione dell’ingegno, perché, per quanto riguarda la ragione o il buon senso, essendo essa l’unica qualità che ci rende uomini e ci distingue dalle bestie, voglio credere che essa sia tutta intera in ciascun uomo, seguendo in ciò l’opinione comune dei filosofi, i quali affermano che il più e il meno concernono esclusivamente gli accidenti non le forme o nature degli individui appartenenti a una stessa specie.
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Gennaio 23, 2010 - Scritto da Ilaria Spirito- Clicca per commentare
Elogio alla follia – Erasmo da Rotterdam
Erasmo da Rotterdam
al suo Tommaso Moro
Giorni fa, tornando dall’Italia in Inghilterra, per non sprecare in chiacchiere banali il tempo che dovevo passare a cavallo, preferii riflettere un poco sui nostri studi comuni e godere del ricordo degli amici tanto dotti e cari, che avevo lasciato qui. Fra i primi che mi tornavano alla mente c’eri tu, Moro carissimo. Anche da lontano il tuo ricordo aveva il medesimo fascino che esercitava, nella consueta intimità, la tua presenza che è stata, te lo giuro, la cosa più bella della mia vita.
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Dicembre 13, 2009 - Scritto da Ilaria Spirito- Clicca per commentare
La scienza nuova – Giambattista Vico
Se l’uomo non può considerarsi creatore della realtà naturale ma piuttosto di tutte quelle astrazioni che rimandano ad essa come la matematica, la stessa metafisica, vi è tuttavia un’attività creatrice che gli appartiene
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« questo mondo civile egli certamente è stato fatto dagli uomini, onde se ne possono, perché se ne debbono, ritruovare i principi dentro le modificazioni della nostra medesima mente umana » |
Compito della ‘scienza nuova’ sarà quello di indagare la storia alla ricerca di quei principi costanti che, secondo una concezione per certi versi platonizzante, fanno presupporre nell’azione storica l’esistenza di leggi che ne siano a fondamento com’è per tutte le altre scienze:
« Pur gli uomini hanno essi fatto questo mondo di nazioni…ma egli è questo mondo, senza dubbio, uscito da una mente spesso diversa ed alle volte tutta contraria e sempre superiore ad essi fini particolari ch’essi uomini si avevan proposti » |
( Giambattista Vico Ibidem, Conclusione)
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Dicembre 11, 2009 - Scritto da Ilaria Spirito- Clicca per commentare
TIZIANO UMBERT WOLKY
(2001 – 2005) romanzo breve a libera diffusione
1 Gli Assurdi della Torre del Filosofo
– Parte Prima – Come fu scoperta la torre del filosofo
1.0 La leggenda narra che Empedocle, il filosofo,un giorno salì sull’Etna per studiarne e carpirne i fenomeni;arrivato in cima vi edificò la sua dimora.
Ma il suo costruttore ebbe una terribile fine:
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Dicembre 11, 2009 - Scritto da Ilaria Spirito- Clicca per commentare (1)